mentor
2010-07-27 12:20:20 UTC
“Per me Umberto Bossi era un idolo. Quando si è ammalato io, giuro,
pregavo per lui ogni sera. Ora non lo voterei più neanche morto: mi
piange il cuore, ma la Lega per me non esiste più”. A parlare è Piero
Cabrini, che vive a Ceranova, nel cuore della Lombardia: è uno dei
tanti allevatori che è sempre stato in regola col pagamento delle
quote latte e che ora si sente tradito dal partito per cui ha votato a
ogni tornata elettorale: “Favorire il 5 per cento dei furbetti,
targati Cobas, che non pagano contro il 95 per cento degli onesti? Una
schifezza”. E proprio nelle roccaforti leghiste, in questi giorni, il
popolo verde si sta ribellando. Sono gli allevatori padani e hanno un
nuovo nemico: la Lega Nord, il partito che fino a pochi mesi fa era
una fede. “Ci stanno prendendo in giro per fare gli interessi di un
centinaio di amici loro”, spiega Giovanni Beretta, allevatore di Pavia
e presidente dei produttori del latte nella sua città. E aggiunge:
“Per tutti noi che siamo sempre stati in regola coi pagamenti delle
quote, questa presa di posizione è semplicemente inspiegabile”. La
questione è doppiamente “una porcheria” – secondo gli allevatori –
perché il governatore del Veneto Luca Zaia, quando era ministro
dell’Agricoltura, aveva regalato le quote latte agli allevatori che
avevano splafonato (cioè che avevano prodotto in eccesso rispetto alla
propria quota) e questi, in cambio, avevano aderito alla rateizzazione
del proprio debito. Secondo i patti, se alla prima rata non avessero
pagato avrebbero dovuto restituire immediatamente la quota. “In - vece
non solo non hanno pagato la quota – protesta Beretta – e non hanno
rateizzato, in più nella Finanziaria, come ha annunciato Renzo Bossi,
hanno ricevuto una proroga da fine giugno a fine dicembre per pagare.
Ma la Lega da che parte sta? E chi rappresenta adesso tutti noi, che
siamo migliaia? Se affermate che le multe non sono da pagare – provoca
Beretta –allora restituiteci tutti i miliardi che abbiamo versato noi
negli anni”.
GUERRA INTESTINA
L’unica sponda nel governo, gli allevatori che hanno sempre pagato le
quote l’hanno trovata nel ministro per le Politiche agricole Giancarlo
Galan, che aveva dichiarato: “Si dimetta chi causa multe e sanzioni
europee al nostro Paese”. Il riferimento è ai parlamentari che hanno
messo sotto la maggioranza uscendo dall’aula della Commissione
agricoltura e bloccando i controlli sul provvedimento congela-multe
inserito nella Finanziaria e fortemente voluto dalla Lega. Galan ha
anche dichiarato: “Spero che la maggioranza di governo abbia un minimo
di dignità e tenga conto del monito del commissario europeo
all’Agricoltura, Dacian Ciolos”. Parole dure che minano la stabilità
del governo proprio nei giorni in cui è indebolito dallo scandalo
sulla nuova P3. Ma il leader del Carroccio Umberto Bossi continua a
gettare benzina sul fuoco. Domenica sera, alla festa della Lega Nord
di Soncino (Cremona), il Senatùr ha difeso i Cobas del latte. “Sto
dalla vostra parte e ho detto a Berlusconi che non può far chiudere le
fattorie del Nord, la gente non capirebbe”. E poi: “Galan non posso
cacciarlo, ma chiederò a Zaia di scendere in campo: sta facendo bene
in Veneto, ma lui ha a cuore come me la vostra situazione. È uno che
fa, non come Galan che parla e basta”.
ZAIA CONTRO GALAN
Una guerra nella guerra: quella degli eterni rivali Luca Zaia e
Giancarlo Galan, nemici in tutto, dagli Ogm alla tipicità, dal
nucleare alle quote latte, fino alla guerra del latte che dura da
almeno 15 anni. “Basta, vendo le mucche e chiudo tutto: lasciatemi in
pace, è da 15 anni che li sento litigare”, butta giù il telefono Paolo
Gomiero, allevatore di Padova schiacciato dal peso delle multe che non
ha pagato. Chiuderà la stalla entro fine anno. “Cambiano i nomi delle
mucche ma la guerra è sempre la stessa”. Nel 1996, quando la guerra
inizia, la mascotte degli allevatori è Ercolina, la mucca dei Cobas
che, a Vancimuglio, sparano letame sui poliziotti con gli idranti.
Oggi la mucca si chiama Onestina e sta con gli allevatori di
Coldiretti e Confagricoltura che hanno accerchiato coi trattori il
Pirellone.
MULTE
Il meccanismo delle quote latte è complesso e ha fatto scattare le
sanzioni comunitarie dividendo gli allevatori tra chi ha regolarizzato
la posizione, chi ha aderito alla rateizzazione delle multe voluta dal
sindaco di Roma Gianni Alemanno nel 2003 (che imponeva però agli
aderenti di rinunciare ai ricorsi) e i Cobas. Poi i Comitati spontanei
degli allevatori – quelli difesi dalla Lega – che non intendono pagare
le multe. “Devono pagarle” è la posizione del ministro Galan in
accordo coi sindacati di categoria (Coldiretti, Confagricoltura e
Cia). “Su 40 mila aziende italiane – questa è la versione dei legali
di Verona che difendono 300 Cobas – un terzo produce oltre la quota,
ma si devono togliere quelli che hanno allevamenti in zone montane o
svantaggiate. Rimangono 4 mila aziende inadempienti e sono quasi tutte
al Nord per un buco con la Comunità europea di circa 3,5 miliardi di
multe non pagate”. Anche se poi, tolto chi ha ottenuto le sospensive,
chi ha rateizzato e chi è in arretrato, gli allevatori per cui la Lega
ha fatto la legge sono solo un centinaio.
[Beatrice Borromeo, Erminia della Frattina, "Mai più Lega - La
ribellione degli allevatori per le quote latte: “Per me Bossi era un
dio, ora non esiste più”", il Fatto Quotidiano, 27 luglio 2010]
pregavo per lui ogni sera. Ora non lo voterei più neanche morto: mi
piange il cuore, ma la Lega per me non esiste più”. A parlare è Piero
Cabrini, che vive a Ceranova, nel cuore della Lombardia: è uno dei
tanti allevatori che è sempre stato in regola col pagamento delle
quote latte e che ora si sente tradito dal partito per cui ha votato a
ogni tornata elettorale: “Favorire il 5 per cento dei furbetti,
targati Cobas, che non pagano contro il 95 per cento degli onesti? Una
schifezza”. E proprio nelle roccaforti leghiste, in questi giorni, il
popolo verde si sta ribellando. Sono gli allevatori padani e hanno un
nuovo nemico: la Lega Nord, il partito che fino a pochi mesi fa era
una fede. “Ci stanno prendendo in giro per fare gli interessi di un
centinaio di amici loro”, spiega Giovanni Beretta, allevatore di Pavia
e presidente dei produttori del latte nella sua città. E aggiunge:
“Per tutti noi che siamo sempre stati in regola coi pagamenti delle
quote, questa presa di posizione è semplicemente inspiegabile”. La
questione è doppiamente “una porcheria” – secondo gli allevatori –
perché il governatore del Veneto Luca Zaia, quando era ministro
dell’Agricoltura, aveva regalato le quote latte agli allevatori che
avevano splafonato (cioè che avevano prodotto in eccesso rispetto alla
propria quota) e questi, in cambio, avevano aderito alla rateizzazione
del proprio debito. Secondo i patti, se alla prima rata non avessero
pagato avrebbero dovuto restituire immediatamente la quota. “In - vece
non solo non hanno pagato la quota – protesta Beretta – e non hanno
rateizzato, in più nella Finanziaria, come ha annunciato Renzo Bossi,
hanno ricevuto una proroga da fine giugno a fine dicembre per pagare.
Ma la Lega da che parte sta? E chi rappresenta adesso tutti noi, che
siamo migliaia? Se affermate che le multe non sono da pagare – provoca
Beretta –allora restituiteci tutti i miliardi che abbiamo versato noi
negli anni”.
GUERRA INTESTINA
L’unica sponda nel governo, gli allevatori che hanno sempre pagato le
quote l’hanno trovata nel ministro per le Politiche agricole Giancarlo
Galan, che aveva dichiarato: “Si dimetta chi causa multe e sanzioni
europee al nostro Paese”. Il riferimento è ai parlamentari che hanno
messo sotto la maggioranza uscendo dall’aula della Commissione
agricoltura e bloccando i controlli sul provvedimento congela-multe
inserito nella Finanziaria e fortemente voluto dalla Lega. Galan ha
anche dichiarato: “Spero che la maggioranza di governo abbia un minimo
di dignità e tenga conto del monito del commissario europeo
all’Agricoltura, Dacian Ciolos”. Parole dure che minano la stabilità
del governo proprio nei giorni in cui è indebolito dallo scandalo
sulla nuova P3. Ma il leader del Carroccio Umberto Bossi continua a
gettare benzina sul fuoco. Domenica sera, alla festa della Lega Nord
di Soncino (Cremona), il Senatùr ha difeso i Cobas del latte. “Sto
dalla vostra parte e ho detto a Berlusconi che non può far chiudere le
fattorie del Nord, la gente non capirebbe”. E poi: “Galan non posso
cacciarlo, ma chiederò a Zaia di scendere in campo: sta facendo bene
in Veneto, ma lui ha a cuore come me la vostra situazione. È uno che
fa, non come Galan che parla e basta”.
ZAIA CONTRO GALAN
Una guerra nella guerra: quella degli eterni rivali Luca Zaia e
Giancarlo Galan, nemici in tutto, dagli Ogm alla tipicità, dal
nucleare alle quote latte, fino alla guerra del latte che dura da
almeno 15 anni. “Basta, vendo le mucche e chiudo tutto: lasciatemi in
pace, è da 15 anni che li sento litigare”, butta giù il telefono Paolo
Gomiero, allevatore di Padova schiacciato dal peso delle multe che non
ha pagato. Chiuderà la stalla entro fine anno. “Cambiano i nomi delle
mucche ma la guerra è sempre la stessa”. Nel 1996, quando la guerra
inizia, la mascotte degli allevatori è Ercolina, la mucca dei Cobas
che, a Vancimuglio, sparano letame sui poliziotti con gli idranti.
Oggi la mucca si chiama Onestina e sta con gli allevatori di
Coldiretti e Confagricoltura che hanno accerchiato coi trattori il
Pirellone.
MULTE
Il meccanismo delle quote latte è complesso e ha fatto scattare le
sanzioni comunitarie dividendo gli allevatori tra chi ha regolarizzato
la posizione, chi ha aderito alla rateizzazione delle multe voluta dal
sindaco di Roma Gianni Alemanno nel 2003 (che imponeva però agli
aderenti di rinunciare ai ricorsi) e i Cobas. Poi i Comitati spontanei
degli allevatori – quelli difesi dalla Lega – che non intendono pagare
le multe. “Devono pagarle” è la posizione del ministro Galan in
accordo coi sindacati di categoria (Coldiretti, Confagricoltura e
Cia). “Su 40 mila aziende italiane – questa è la versione dei legali
di Verona che difendono 300 Cobas – un terzo produce oltre la quota,
ma si devono togliere quelli che hanno allevamenti in zone montane o
svantaggiate. Rimangono 4 mila aziende inadempienti e sono quasi tutte
al Nord per un buco con la Comunità europea di circa 3,5 miliardi di
multe non pagate”. Anche se poi, tolto chi ha ottenuto le sospensive,
chi ha rateizzato e chi è in arretrato, gli allevatori per cui la Lega
ha fatto la legge sono solo un centinaio.
[Beatrice Borromeo, Erminia della Frattina, "Mai più Lega - La
ribellione degli allevatori per le quote latte: “Per me Bossi era un
dio, ora non esiste più”", il Fatto Quotidiano, 27 luglio 2010]